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20 Marzo 2016 | Domande&Risposte

La figura del Tutor aziendale: obblighi e requisiti

Chi è il referente aziendale (tutor)?

Quali sono le caratteristiche del tutor?

E’ obbligatorio individuare un tutor?

Il DM 28 febbraio 2000 ha previsto e disciplinato la figura del “tutor”, il cui compito è quello di affiancare il giovane per tutta la durata del piano formativo individuale, trasmettendo le competenze necessarie e garantendo l’integrazione tra l’eventuale formazione esterna e quella interna.

L’attività di tutoraggio deve essere svolta da un lavoratore qualificato di livello pari o superiore a quello che conseguirà l’apprendista al termine del periodo formativo.

Il “tutor” deve possedere almeno tre anni di esperienza lavorativa, fatto salvo il caso in cui nell’azienda vi siano lavoratori con un’anzianità nella qualifica inferiore ai tre anni.

Nelle imprese artigiane ed in quelle con meno di quindici dipendenti, tale ruolo può essere svolto direttamente dal titolare, da un socio o da un familiare purché in possesso delle specifiche competenze, ferme restando le specifiche indicazioni delle Regioni che, su tale aspetto, hanno competenza primaria.

Per completezza di informazione si ricorda come un “tutor” possa affiancare un numero massimo di cinque apprendisti e che sporadiche assenze del tutor non comportano un deficit formativo sanzionabile (nei confronti del datore di lavoro) ai sensi dell’art. 7 della normativa in esame.

Il tutore aziendale per l’apprendistato ha il compito di affiancare l’apprendista durante il periodo di apprendistato, di trasmettere le competenze necessarie all’esercizio delle attività lavorative e di favorire l’integrazione tra le iniziative formative esterne all’azienda e la formazione sul luogo di lavoro. Il tutore collabora con la struttura di formazione esterna all’azienda allo scopo di valorizzare il percorso di apprendimento in alternanza.